Il Trionfo del Tempo e del Disinganno: un oratorio filosofico

04.11.2025

Al termine dell'articolo i link per ascoltare l'opera.


Una riflessione filosofica

Prima ancora che il filosofo Martin Heidegger (1889-1976) intuisse che il tempo non è una semplice dimensione cronologica, ma la struttura originaria che rende possibile ogni esperienza dell'essere –

Il tempo è l'orizzonte di ogni comprensione dell'essere

da Essere e Tempo (1927)

Georg Friedrich Händel compose nel 1700, un'opera musicale che è una riflessione filosofica sull'esistenza umana e la caducità delle cose terrene dal titolo esplicativo: Il trionfo del Tempo e del Disinganno.

Su libretto del cardinale Benedetto Pamphilj (1653-1730), Händel compose una parabola musicale dall'elevato significato morale: un dramma allegorico che fa dialogare quattro figure simboliche — Bellezza, Piacere, Tempo e Disinganno — in un serrato confronto sulla natura del desiderio umano e sul destino dell'anima. La Bellezza, sedotta dal Piacere, viene progressivamente guidata dal Tempo e dal Disinganno a riconoscere la fugacità del sensibile e a rivolgersi all'eterno.

Nella Prima Parte, Bellezza si rimira nello specchio, ma teme di mutare aspetto con il tempo. Piacere la rassicura: resterà bella per sempre. Bellezza, rinfrancata, promette di non abbandonarlo mai. Ma Tempo e Disinganno la ammoniscono sulla caducità delle cose e si va allo scontro: da una parte Bellezza e Piacere, dall'altra Tempo e Disinganno. Sarà proprio il Tempo a scoperchiare le urne che racchiudono tante belle e a chiedere se forse di queste belle qualche luce […] resta. Bellezza nega il potere del Tempo, affermando che è forte soltanto con chi gli crede. Si inserisce Disinganno ad avvertire che la beltà non ritorna. Piacere esibisce il suo regno, dove fiori e piante splendono in perenne rigoglio e il dolore viene sconfitto. Tempo avvisa Bellezza: se lei non l'ascolterà sarà troppo tardi, poi, per pentirsi e invocarlo, perché non risponderà. E la invita a visitare un altro luogo, la reggia ove risiede il vero). Bellezza accetta, mentre Piacere cerca di trattenerla: Non lasciare la strada fiorita, tu non sai qual sentiero t'addita.

Nella Parte seconda, Tempo mostra a Bellezza la virtù della verità. Bellezza si confonde e Piacere cerca di riportarla dalla sua parte, pronosticando che soffrirà se non manterrà la sua promessa. All'incalzare delle parole di Tempo, l'indecisione di Bellezza si accentua e chiede a Tempo… del tempo per decidere. Poi domanda da dove arrivi il fiume che rende rigoglioso il giardino di Piacere, e dove poi giungano le sue acque. Disinganno le risponde che deriva da quei pianti che sparge il mondo insano… Il fiume non raggiunge il mare ma manca per via, perché il suo fine, e il buon sentiero oblia. Mentre il pianto de' giusti ha stille, che in vederle sembrano vili, e pure in ciel son perle. Piacere tenta l'ultima carta per trattenere Bellezza, invitandola a cogliere l'attimo e dimenticarsi del dolore. Bellezza però già si volge dall'altra parte (Con troppo chiare note la verità mi chiama) e chiede a Disinganno di potersi guardare nello specchio del vero. Amaramente scopre la realtà: Io credea d'esser bella, e son deforme. Chiede perdono per il suo errore e decide di ritirarsi in solitudine, spronando Piacere a specchiarsi a sua volta nella verità, ma Piacere non accetta e l'abbandona: Come nembo che fugge col vento da te fuggo sdegnato e severo. Se l'inganno è il mio solo alimento, come viver io posso nel vero?. Lontana dall'inganno, Bellezza ora può aspirare al Cielo.

Il piacere terreno è temporaneo, la forma esteriore anche, solo la fede conta davvero e solo affidandosi ad essa Bellezza darà un senso alla propria esistenza. Infine, la protagonista decide di consacrarsi a Dio, ripudia Piacere e si ritira a vita monastica.

Il "tempo" in Händel non è solo una forza distruttrice, ma una dimensione che rivela la finitudine dell'essere.

"tempus non est nisi in anima"

(Confessiones, XI, 26)

Come in Agostino, il tempo è ciò che accade dentro l'anima: percezione del mutamento e nostalgia dell'immutabile. Nella drammaturgia dell'oratorio di Haendel, il Tempo (interpretato da un Tenore) non è nemico della Bellezza, ma maestro: la conduce dal godimento dell'attimo alla consapevolezza dell'eterno.

Musicalmente, Händel articola questo passaggio in un linguaggio che alterna la seduzione melodica del Piacere — caratterizzato da arie ornate, sensuali, di andamento danzante — alle arie gravi e contemplative del Tempo e del Disinganno, dove prevale la linea severa e la sobrietà armonica. La dialettica tra ornamentazione e misura diventa così figura sonora del passaggio dalla esaltazione dell'estetica alla scelta che privilegia l'etica, dall'apparenza alla verità.

La figura del Disinganno rappresenta la ragione illuminata che smaschera le apparenze. È il momento conoscitivo e morale dell'allegoria.

La vera felicità consiste nella conoscenza di Dio e nella visione dell'ordine del mondo"

(Leibniz, Monadologie, §90).

Il disinganno, in questa prospettiva, è il passaggio dall'immediatezza sensibile alla consapevolezza dell'armonia universale.

Pamphilj, teologo e poeta, inserisce questo processo in una cornice cristiana: la Bellezza, emblema dell'anima umana, attraversa una via purgativa che la conduce dal piacere terreno alla bellezza eterna di Dio. Si tratta di un percorso spirituale di conversione che ricorda l'ascesi agostiniana dove la bellezza sensibile è solo riflesso della Bellezza increata.

"Tardi ti amai, bellezza tanto antica e tanto nuova"

(Confessiones, X, 27)

La vittoria finale del Tempo e del Disinganno non è annientamento del piacere, ma trasfigurazione. La Bellezza non rinnega se stessa, ma ritrova il proprio senso autentico nella sua dimensione spirituale.

In Il trionfo del Tempo e del Disinganno, la verità non si impone come dogma, ma si rivela attraverso la musica stessa, che diventa medium conoscitivo. L'armonia musicale è figura dell'armonia metafisica: il superamento dell'inganno avviene non per via logica, ma estetica, attraverso l'esperienza dell'ordine sonoro. In questo senso, l'opera händeliana anticipa l'idea romantica — e idealistica — dell'arte come via alla verità.

L'oratorio si chiude con un sentimento di pace, ma non di rinuncia: è il "trionfo" della coscienza che ha riconosciuto la propria finitudine e l'ha elevata a principio di saggezza.

La Bellezza, finalmente "disingannata", impara ad abitare il tempo come spazio della verità.

La drammaturgia dell'opera musicale

Tra la fine del 1706 e l'inizio del 1707 Georg Friedrich Handel, appena ventiduenne, soggiornava a Roma. Già piuttosto affermato, il giovane compositore venne presto notato dal cardinal Benedetto Pamphilj, esponente di spicco del mecenatismo romano e membro dell'Accademia dell'Arcadia, che gli commissionò il suo primo oratorio: Il trionfo del tempo e del disinganno (in origine La bellezza ravveduta nel trionfo del tempo e del disinganno), di cui aveva egli stesso scritto il libretto. L'oratorio andò in scena per la prima volta nella primavera del 1707. Anche se non si hanno molte notizie riguardo la prima rappresentazione, probabilmente Arcangelo Corelli fu violino primo e direttore d'orchestra, con Handel stesso all'organo. Proprio a Roma, dove nel 1703 il papato aveva vietato le rappresentazioni operistiche per l'inappropriatezza di forme e contenuti viziosi, l'oratorio in lingua volgare era un genere molto apprezzato, tanto da diffondersi rapidamente in sostituzione del dramma in musica. Articolato in due parti, l'oratorio aveva una struttura simile a quella dell'opera seria, costituita dall'alternanza di arie e recitativi, ma con una messa in scena più semplice o addirittura assente e un soggetto di carattere religioso o allegorico.

Il testo di Pamphilj è un dialogo allegorico in cui si affronta un tema caro a molta letteratura sei-settecentesca, ovvero la negazione dei frivoli piaceri terreni in favore della vita spirituale. La struttura stessa del libretto implica che il perno drammaturgico sia da ricercare sul piano morale, e quindi nello scontro retorico. Il ritmo sostenuto di questa impeccabile sequenza logica di argomenti e contro-argomenti favorisce il dinamismo dello svolgimento. In scena troviamo quattro personificazioni: Bellezza, Piacere, Disinganno e Tempo. Bellezza ha un ruolo da protagonista, è infatti attorno alla sua figura e al suo tormento interiore che l'azione si muove.

Non essendo presente un personaggio corale, alle linee vocali dei solisti è stato dato grande riguardo. La maggior parte delle arie prevede il 'da capo', ad accentuarne la scrittura ricca e brillante, carica di forza drammatica. Al medesimo proposito, Handel ebbe la grande intuizione di inserire anche due quartetti, forma poco in uso negli oratori, riuscendo a restituire grande intensità ai momenti di maggior tensione.

Sebbene oggi i registri vocali siano soprano (Bellezza), soprano (Piacere) e contralto (Disinganno), i primi interpreti furono probabilmente castrati. La parte di Tempo venne invece scritta insolitamente per tenore, per ruoli simili era infatti molto più comune scegliere un basso.

Sul piano musicale, Handel scrive sapientemente andando incontro allo stile concertante romano, per un organico composto da archi, basso continuo, due oboi e due flauti dolci. Anche la parte strumentale è singolarmente ricca e densa, ad alcune sezioni per violino, violoncello e organo in particolare Handel dedica pagine di grande spessore.

Händel impiega la tonalità in modo drammaturgico: le tonalità maggiori, spesso brillanti (Do o Re maggiore), accompagnano il Piacere; le tonalità minori e i tempi lenti caratterizzano il Tempo e il Disinganno; la Bellezza attraversa l'intero spettro tonale, segno del suo itinerario spirituale.

Questo percorso tonale anticipa la logica simbolica che Händel adotterà più tardi nei grandi oratori inglesi come Theodora o The Messiah.

L'oratorio barocco si fonda sulla retorica musicale, ereditata dalla tradizione affettiva del Rinascimento. Händel impiega figure retoriche riconoscibili: anabasis (salita melodica) per indicare l'ascesa spirituale o il desiderio di elevazione; passus duriusculus (cromatismo discendente) come figura del dolore e del tempo che consuma; circulatio nelle arie del Piacere, simbolo della ripetizione ingannevole e dell'auto-compiacimento.

L'orchestrazione è sobria ma raffinata: archi, basso continuo, oboi e tromba.
Händel sfrutta la varietà timbrica per delineare caratteri morali: il violino solista accompagna spesso la Bellezza, sottolineandone la grazia fragile; il basso continuo sostiene le voci del Tempo e del Disinganno, figura della solidità e della verità; gli strumenti acuti e danzanti accompagnano il Piacere, evocando la seduzione effimera.

La qualità musicale dell'oratorio portò il compositore a riutilizzare molti dei materiali del Trionfo nelle sue opere serie degli anni a venire. Famosissimo esempio ne è l'aria di Piacere Lascia la spina, divenuta poi Lascia ch'io pianga in Rinaldo. L'oratorio intero venne riscritto in versione più estesa per un allestimento londinese del 1737, con il titolo Il trionfo del tempo e della verità, poi nuovamente ripreso nel 1757 con libretto in inglese dal titolo The Triumph of Time and Truth.

Il trionfo del Tempo e del Disinganno rappresenta il laboratorio estetico e spirituale in cui nasce la poetica di Händel.
È un'opera di giovinezza, ma già perfettamente consapevole del potere drammatico della musica come strumento di conoscenza. L'oratorio mostra come, nella cultura barocca, la musica possa farsi filosofia del tempo: una meditazione sonora sulla caducità e sulla possibilità di redenzione attraverso la bellezza. Händel, più che predicare la rinuncia, trasforma l'illusione in arte, e l'effimero in eternità.

Per l'ascolto e la  visione dell'opera

Georg Friedrich Handel, Il trionfo del Tempo e del Disinganno, HWV 46a Oratorio in due parti (1704). Esecuzione registrata nella Abbazia d'Ambronay, (15 settembre 2018). Sunhae Im, soprano (Bellezza) Robin Johannsen, soprano (Piacere) Benno Schachtner, alto (Disinganno) James Way, ténor (Tempo) Freiburger Barockorchester René Jacobs, direttore. 

Registrazione video su Raiplay con Interpreti: Francesco Marsiglia, Francesca Lombardi Mazzulli, Vivica Genaux, Arianna Rinaldi (2022)