Un requiem per la guerra

Tutto ciò che un poeta può fare oggi è avvertire
All a poet can do today is warn.
Sono versi di un poeta inglese, Wilfred Owen (1893-1918), che Benjamin Britten (1913 - 1976) mise sulla pagina iniziale del suo War Requiem (Requiem di Guerra). Nonostante il titolo lasci pensare ad una composizione liturgica – una Messa per i defunti – il Requiem di Britten è una cerimonia laica che mette in musica il testo latino della "Missa pro Defunctis" insieme alle poesie di Wilfred Owen.
Una notte del novembre 1940, durante l'operazione in codice crudelmente e beffardamente definita Sonata al chiaro di luna, la Luftwaffe tedesca rase al suolo la cittadina inglese di Coventry. Le 11 ore del "Coventry Blitz" provocarono centinaia di morti, migliaia di feriti e decine di migliaia di sfollati. Oltre alle case e alle fabbriche, andò distrutto il centro storico e gran parte della cattedrale medievale di San Michele (XIV-XV sec.).
Sulle rovine carbonizzate della cattedrale, il mattino seguente, fu eretta una croce composta da due travi carbonizzate sotto la quale venne scritto "Padre, perdona". Da quella terribile notte nacque uno spirito di perdono e riconciliazione. Le rovine della cattedrale furono conservate come memoriale, accanto alla nuova cattedrale che venne costruita negli anni '50-'60 e Coventry divenne un simbolo internazionale di riconciliazione e pace.
Quando a Benjamin Britten fu chiesto di scrivere un brano per la dedicazione della ricostruita Cattedrale di Coventry, anche lui volle accostare il vecchio al nuovo utilizzando il testo tradizionale del Requiem e la poesia pacifista del poeta-soldato Wilfred Owen, morto in guerra il 4 novembre 1918. Il telegramma che informava la famiglia della morte di Wilfred giunse una settimana dopo, durante i festeggiamenti che celebravano anche in Inghilterra l'armistizio che aveva messo fine al primo conflitto mondiale.
Come da un lato, l'immagine del Giudice Onnipotente e dall'altro quella del Cristo Salvatore misericordioso della Messa latina suscitano terrore e speranza. Così nella poesia di Owen, le immagini della guerra raccontano la disperazione e la speranza che emergono dall'esperienza del soldato.
Britten avvertì nei versi di Owen un autentico tormento e una forza d'animo straordinaria, una visione ambigua sulla guerra: sembra non rifiutarla eppure la aborrisce, pare non fuggirla eppure la odia con tutte le forze. La guerra è un flagello inestirpabile alla quale l'umanità spesso ritorna pur condannandola. L'artista – poeta o musicista che sia – nulla può fare se non sfruttare i sentimenti per combattere questa illusione onnipotente della guerra che porta con sé le sofferenze dei molti e le convenienze dei pochi.
Questo è anche il compito che si prefigge il War Requiem: commiserare le vittime ma anche denunciare la follia e l'ottusità della devastazione. Un canto di morte per la guerra stessa.
Alla prima esecuzione, Britten volle come solisti un tenore inglese e un baritono tedesco che rappresentassero la ritrovata armonia tra Inghilterra e Germania. Doveva esserci anche un soprano russo che non poté essere scritturata.
Britten affianca due universi poetici e semantici – il latino del Requiem tradizionale e l'inglese della poesia di Owen – che possono essere letti anche in chiave conflittuale, come se offrissero due prospettive divergenti con le quali guardare la distruzione e la morte, una eterna e l'altra secolare.
Al centro del War Requiem non c'è la promessa della salvezza o la consolazione della fede: c'è la guerra, con l'immensa pietà che essa genera.
"Il mio tema è la guerra, la pietà della guerra. / La poesia è nella pietà. [...] Tutto ciò che il poeta può fare oggi è avvertire".
Questi versi di Owen dicono chiaramente che anche il tema della musica di Britten è la pietà verso l'uomo e, soprattutto, che l'arte può essere utile alla società. L'arte può infatti riportare alla vita le emozioni di chi è scomparso lasciandoci un messaggio, ne permette l'approfondimento, ne prolunga l'esistenza oltre la morte. L'arte autentica non è mai fine a se stessa ma è sempre un atto creativo che ricrea le persone, le interroga, le modifica. Le rende migliori.