Quale musica per il funerale di un Papa?

Non vorrei essere nei panni del Maestro di Cappella del Vaticano in questi giorni perché dovrà fare delle scelte artistiche e liturgiche per un evento sul quale sono puntati non solo gli occhi ma anche le orecchie di tutto il mondo.
Chissà se Francesco ha avuto modo di lasciare qualche indicazione sui brani musicali che avrebbe voluto al suo rito funebre. Per Paolo VI, un pontefice dalla cultura raffinata che ebbe un'attenzione particolare per l'arte e l'arte contemporanea, fu eseguito nel 1978 – l'anno dei tre papi - un Requiem composto nel 1966 da Igor Stravinsky: Requiem Canticles, l'ultima opera importante scritta dal musicista. Un lavoro che pur nella sua brevità è uno dei più complessi di Stravinskij. Una composizione intimamente drammatica e una testimonianza della fede profonda del musicista; più che un'opera liturgica è la verità spirituale di un'anima che si sente già abbandonare la vita e che si trova davanti al mistero della morte.
Anche se non fu composto per la morte di un pontefice, il Miserere di Gregorio Allegri - uno dei migliori esempi di polifonia rinascimentale - veniva eseguito a luci spente nella Cappella Sistina durante il mattutino come parte dell'ufficio delle Tenebre della Settimana Santa e, probabilmente, anche durante il periodo di lutto papale. Il brano era considerato così sacro che il papa proibì che fosse trascritto, pena la scomunica. Infatti, lo spartito originale non è mai stato trovato ma se oggi possiamo ancora sentirlo nella sua versione originale dobbiamo ringraziare un giovanetto quattordicenne che, sfidando la scomunica papale, ascoltò in Cappella Sistina il Miserere di Allegri e lo trascrisse a memoria. Il nome del giovane prodigio era Wolfgang Amadeus Mozart – che comporrà un famosissimo Requiem eseguito in diverse occasioni solenni, inclusi funerali papali. Dopo la trascrizione di Mozart, la minaccia della scomunica venne tolta.
Orlando di Lasso, poche settimane prima della propria morte, dedicò a Papa Clemente VIII la sua Lagrime di San Pietro, un ciclo di 20 madrigali spirituali e un mottetto conclusivo, basati su poesie di Luigi Tansillo che riflettono sul pentimento di San Pietro.
Della Missa Papae Marcelli, composta in omaggio a Papa Marcello II da Giovanni Pierluigi da Palestrina, abbiamo già detto.
Ma siccome il funerale di un papa è anche un momento "politico" – sarà così anche per quello di Francesco – il contesto politico influenzò anche la composizione del Requiem di Giuseppe Verdi.
Alla morte di Gioachino Rossini nel 1868, Verdi propose un Requiem collettivo composto da diversi musicisti italiani. Verdi stesso scrisse il "Libera me", l'ultimo movimento. Il progetto era ambizioso e si doveva eseguire a Bologna nel primo anniversario della morte. Tuttavia, l'iniziativa fu cancellata per motivi logistici, ma anche per attriti politici e clericali.
Infatti, l'ambiente politico e religioso dell'epoca era dominato da tensioni tra lo Stato italiano e il Papato retto da Pio IX, fortemente contrario all'Unità d'Italia, rendendo impossibile realizzare un'opera commemorativa nazionale e laica per un artista come Rossini. Verdi, anticlericale e risorgimentale convinto, ne fu molto deluso ma ebbe l'occasione di rifarsi componendo il suo Requiem nel 1874 per commemorare Alessandro Manzoni, lo scrittore che lui ammirava profondamente, recuperando il Libera me domine, concludendo l'intera messa da solo e con l'Unità d'Italia avvenuta pochi anni prima.